C’è una candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019, ci sono sei città candidate, c’è Cagliari tra queste.
Sono di Cagliari, Cagliari è la mia città e credo che sia giunto il momento di fare alcune considerazioni.
Cagliari soffre una crisi d’identità che è comune a tante realtà isolane, crisi dovuta a un modello di sviluppo che fatica ad essere trovato. Una città con grande potenziale che ondeggia tra la vocazione commerciale, turistica, culturale e recenti propensioni al digitale. La politica, bisogna essere onesti, non ha aiutato e non aiuta a indicare una visione di città che magari esiste ma è poco percepita dai suoi abitanti.
In questo contesto si va avanti a strappi, con iniziative anche lodevoli e innovative ma lasciate al cipiglio dei singoli e alla determinazione di visionari solitari.
Questa situazione è, ripeto, molto condivisa nel resto dell territorio regionale e la Regione Sardegna mostra una politica ancor più nebulosa, se possibile, delle realtà locali.
In assenza di una visione voglio provare a ragionare su Cagliari2019.
Una candidatura che porterà a individuare la città che propone il progetto culturale più interessante.
In una città dove la cultura ha sempre avuto un ruolo di grande impatto sociale ma di scarsa efficienza economica forse è giunto il momento di sfruttare l’occasione in maniera decisa e condivisa.
I soggetti culturali sardi soffrono di una forse eccessiva attenzione al locale e scarsa internazionalizzazione dei progetti, scarsissime collaborazioni internazionali, scarsa propensione a trovare risorse e finanziamenti extra Regionali o comunali.
In un mondo globalizzato e iper competitivo un modello culturale sostenuto solo dal pubblico per quanto sensato non è realistico. La cultura deve reggersi e si può reggere anche e soprattutto con il pubblico o con la qualità di progetti che possono essere replicati e venduti all’estero.
Però la cultura è anche il collante e può essere l’incipit di un nuovo modello di sviluppo che potremmo creare e testare nella nostra realtà.
Non è irrealistico pensare a una vita culturale finalmente base della vita sociale dei sardi e piatto ricco per i turisti che apprezzano sempre più l’offerta di qualità.
Una realtà territoriale non è solo bei luoghi, buon cibo e storia ma anche eventi culturali intorno ai quali si può creare attrazione e domanda innescando circoli virtuosi.
Offerta che integrerebbe gli eventi culturali di tutta la Sardegna. Spogliamoci infatti di quella visione provinciale che pensa a un pubblico locale. Un turista culturale può fare 200 km per andare a vedere uno spettacolo da Cagliari a Sassari senza nessun problema. Meglio ancora se l’offerta viene coordinata da un calendario di eventi Regionale che evita fastidiose e stupide sovrapposizioni di eventi con pubblico simile.
Ecco perché Cagliari2019 mi sembra l’occasione per potersi aggregare intorno a un progetto per la Sardegna intera.
Cagliari2019 viene sovente contestato per la mancanza di un progetto culturale definito. L’ascolto e la creazione di un programma condiviso forse comunicato con difficoltà rende una percezione che indubbiamente è quella. Io sono stato il primo (e non lo nego, anzi) a mostrare dubbi sull’efficacia del metodo per individuare il progetto.
Però.
Ha senso continuare a lamentarsi per un progetto che forse non esiste o forse è meglio proporre qualche idea?
Ha senso dare contro un’amministrazione che tra cinque anni può essere che non sia la stessa?
Ha senso supportare Expo2015 con la chimera di portare turisti in Sardegna e lasciare Cagliari da sola in questa candidatura che ne porterebbe all’isola sicuramente di più?
Secondo me non ha senso.
Contestare nel concreto il progetto, proporre, mettere in un angolo il proprio ego, le proprie attese deluse.
Creare le premesse per una rivoluzione condivisa intorno a un progetto culturale di rinascita della nostra Regione.
Questo ha senso.
Vogliamo che la cultura diventi asse portante delle nostre esistenze?
Usiamo le occasioni che abbiamo evitando di lamentarci come nostra tradizione.
Mancano due mesi esatti alla visita della commissione a Cagliari.
Quel giorno tutta la città e tutta la Sardegna dovrà conoscere intorno a quale progetto culturale Cagliari e la Sardegna tutta stanno puntando per costruire il proprio futuro.
Non facciamo in modo che siano altri a decidere per noi, come da tradizione sarda.
Facciamo finta di essere una Regione, per una volta.
Ho deciso di leggere quello che scriverà. Adesso lei per eleganza dovrebbe leggere il mio blog che parla di disoccupazione e mancanza di lavoro